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Campagna Sfratti Zero

Giorni di attesa

Impedire le demolizioni nel  quartiere di Al-Abbasiyya, a Silwan

Marzo, 2009 - Pubblicato da Il Comitato Israeliano Contro la Demolizione delle Case (ICAHD)

I due edifici in al-abbasiyya

La Municipalità di Gerusalemme persevera nelle sue politiche discriminatorie e aggressive di zonizzazione e smantellamento: il 5 marzo 2009 sono state emesse ordinanze di demolizione per due grandi fabbricati situati ad Al-Abbasiyya, un quartiere di Silwan. Alle trentaquattro famiglie che vivono nei due fabbricati sono stati dati 10 giorni per evacuare le abitazioni, la cui demolizione era stata pianificata per il 15 marzo 2009. 

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I due palazzi dove vivono 34 famiglie – 250 persone – che hanno ricevuto l’ordine di demolizione il 5 marzo.

I due edifici, che la Municipalità ha dichiarato ‘costruzioni illegali’ sostenendo che solo i primi tre piani di ognuno (uno è di 6 piani, l’altro di 4) sono in possesso di una valida licenza, ospitano più di 250 persone, tra cui anziani e disbili. Né il proprietario del terreno né la Municipalità avevano informato gli acquirenti  circa le limitazioni riguardanti le licenze al momento dell’acquisto degli appartamenti. A nessuno dei residenti è stata data notifica dello sfratto in precedenza, né è stata loro offerta una sistemazione alternativa o una compensazione finanziaria.

Solo nel 2004, quando tutti gli appartamenti erano stati completamente venduti, le famiglie sono venute a conoscenza per la prima volta dello stato degli edifici. Secondo le famiglie nessuna di loro avrebbe investito i propri risparmi, tempo ed energie nell’acquisto e nella sistemazione delle abitazioni, se avessero saputo che sarebbero state obiettivo di demolizione.

Lo sfratto delle famiglie da Al-Abbasaiyya rappresenta un nuovo caso di sradicamento di intere comunità a Gerusalemme Est. La Municipalità ha annunciato piani per la demolizione di più di 180 case a Silwan, Ras Khamis, Beit Hanina, A-Tur e in altri villaggi solo nei primi tre mesi del 2009. A pochi metri di distanza dagli edifici di Al Abbasiyya, anche il quartiere di El Bustan è minacciato dalle demolizioni: 88 case potranno essere abbattute e più di mille persone rischiano di trasformarsi in senzatetto. I residenti di Al-Abbasiyya, al pari dei loro vicini del quartiere di El Bustan, a Silwan, hanno dichiarato di rifiutarsi di abbandonare le proprie case, e, con esse, le proprie vite. Le trentaquattro famiglie ti esortano a dimostrare la tua solidarietà e a non tollerare ulteriormente i programmi, messi in atto dalla Municipalità, di deportazione dei Palestinesi da Gerusalemme Est.

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La maggior parte delle famiglie è andata a vivere nei due edifici tra il 2000 e il 2003, sperando così di far crescere i loro figli in un ambiente sicuro e di dare loro una migliore educazione.

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La famiglia estesa di Alloush’s, 23 persone in quattro unità abitative, ha deciso, insieme al resto dei residenti, di resistere all’ ordinanza di sfratto.

Le demolizioni di case a gerusalemme est

Il primo atto dell’occupazione nel 1967 fu lo sfratto di 650 palestinesi dal quartiere Mughrabi, a Gerusalemme, nella città vecchia, e la demolizione delle loro 135 case, situate di fronte al Muro del Pianto, per trasformare un quartiere storico in una piazza. Da quel momento le politiche di deportazione e demolizione sono continuate. Le case nella Gerusalemme Est occupata sono state demolite per sgomberare il territorio, per lasciare spazio a siti storici ebraici, per favorire la costruzione di insediamenti ebraici, come nel 1973 a Beit Iksa; oppure per ragioni punitive, come a Jabal Mukkaber nel Gennaio del 2009. Più spesso, le demolizioni sono avvenute in seguito a violazioni delle leggi di zonizzazione e pianificazione, pensate ed applicate senza alcun contributo da parte palestinese o considerazione per i bisogni delle comunità. Ad oggi il numero di demolizioni a Gerusalemme Est ammonta a circa 1295, con diverse centinaia di ordini emessi ogni anno.

La Municipalità di Gerusalemme, che rappresenta l’autorità in carica nella Gerusalemme Est occupata, impone leggi di zonizzazione e pianificazione insufficienti a soddisfare i bisogni della popolazione locale. Lo spazio destinato alla costruzione è estremamente ridotto, visto che consta solo del 12,9% delle 70000 dunam di Gerusalemme Est. Inoltre,la strada per ottenere un permesso di costruzione, anche in un’area così piccola, è lastricata di ostacoli insormontabili per la maggior parte della comunità palestinese. Anche spostarsi da Gerusalemme Est per tentare di costruire nella West Bank esporrebbe la comunità alla confisca dei documenti di identità e all’esilio definitivo dalla città. In questo modo i palestinesi costruiscono senza permesso, ‘illegalmente’, e sono esposti al rischio di demolizione delle proprie case. Tali demolizioni sono rigorosamente bandite dalla Convenzione di Ginevra, nella quale si afferma che ad una potenza occupante è proibito distruggere beni immobili “salvo nel caso in cui tali distruzioni fossero rese assolutamente necessarie dalle operazioni militari.” Tali demolizioni “amministrative” sono parte delle 24138 case palestinesi demolite da Israele dal 1967.

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La famiglia di Imad Juyhan è stata la prima a comprare un’abitazione, nel 2000. Imad ha investito tutte le risorse della famiglia nell’appartamento per costruire, insieme con sua moglie, nove figli e i genitori, una esistenza più confortevole.

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L’intera vita sociale, l’educazione, le relazioni con la comunità delle 250 persone  sfrattate ruotano intorno agli edifici, alle loro case.

Demolizioni a Gerusalemme Est

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Gli effetti psicologici causati sia dalla paura che dalle reali demolizioni e deportazioni provocano nei bambini effetti a lungo termine.

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Le rovine della casa di Mahmoud Abbassi nel quartiere Ein al Joze, a Silwan, demolita il 2 marzo 2009. Mahmoud, sua moglie e sei bambini sono rimasti senza casa.

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“Viva l’otto marzo, il simbolo della forza e della determinazione!” Una delle bambine protesta contro le demolizioni durante la Giornata Internazionale delle Donne.

Per informazioni sugli edifici, le persone che vi risedono e le possibilità di prestare aiuto, si prega di contattare:

Ibrahim Mresh 0507 829783 (Proprietario di appartamento; arabo ed ebraico)

Omar Karaki 0548 199300 (Proprietario di appartamento; arabo ed ebraico)

Ziad Kawar 0522 033092 (Avvocato difensore; arabo, ebraico e inglese)

Fakri Diab 0522 206227 (Bustan Center, Arabic, Hebrew & English)

Meir Margalit 0544 345503 (Consiglio municipale & ICAHD; ebraico, spagnolo e inglese)

Jimmy Johnson 0542 652960 (ICAHD; inglese, spagnolo ed ebraico)

Il ‘Comitato israeliano contro la demolizione delle case’  (ICAHD) desidera ringraziare le seguenti organizzazioni per il loro generoso sostegno alle proprie attività: Agencia De Cooperación Española Internacional para el Desarrollo, Asamblea De Cooperación Por La Paz, Christian Aid, Comité Catholique Contre la Faim et pour le Développement, Mennonite Central Committee, NGO Development Center.

ICAHD

PO Box 2030

Jerusalem 91020

Israel

Tel: +972 (0)2 624 5560

Fax: +972 (0)2 622-1530

E-mail: info@icahd.org

ICAHD UK

PO Box 371, Leatherhead

Surrey KT22 2EU

United Kingdom

Tel: +44 5602 409976

E-mail:  info@icahduk.org

ICAHD USA

PO Box 2565

Chapel Hill, NC 27515

USA

Tel: +1 919 277 0632

E-mail: info@icahdusa.org

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