Home » la Via Urbana » Assemblea Mondiale degli Abitanti 2015 » LA TUNISIA VERSO LA SECONDA REPUBBLICA

Mostra/Nascondi il menu

la Via Urbana

LA TUNISIA VERSO LA SECONDA REPUBBLICA

Quella che voi chiamate la “primavera araba” io la chiamo sacrificio collettivo che una “Lobby” ha orchestrato per mutare “gli equilibri” e mantenere il proprio potere.

Il potere che viene dato agli estremisti religiosi è un leitmotif noto a tutti. Questo perché, cronologicamente, esso viene ripetuto ogni volta in un eterno “copia e incolla”. A cominciare dall’Afghanistan, il Pakistan, l'Iran, l'Algeria, la  guerra tra Iraq e Kuwait (senz’altro me ne dimentico qualcuno), poi la denominazione “primavera araba”, che comincia in Tunisia, poi l’Egitto e la Siria.

La strega cattiva che si cela dietro un volto da benefattrice decide di liberare i poveri paesi arabi dai loro dittatori. Eppure la Tunisia non confina con Israele, né racchiude ricchezze bramate da molti. Tuttavia, l’aspetto comune e strano resta l’ascesa al potere degli “Islamisti” che, non molto tempo fa, erano considerati “Terroristi”, gente da collocare su una lista nera!!

E allora cosa sta succedendo? Perché questo stravolgimento? Perché queste delegazioni di islamisti che vengono ricevute – oh, miracolo! - dai governi americano, francese… e altri…! Si è arrivati al punto di assegnargli anche dei premi…!!! Citerò Ghannouchi, il leader cofondatore dell’organizzazione mondiale dei Fratelli Musulmani, che fa appello alla normalizzazione dei rapporti con Israele, uno stato che pratica l’apartheid, la colonizzazione e l’arbitrarietà più abietta, e che confonde pacifismo con compromesso e disonore, il quale si vede assegnare i premi Chatham House 2012 e il premio Ibn Rochd 2014 a Berlino (per maggiori informazioni: http://fr.wikipedia.org/wiki/Rached_Ghannouchi )

Gli eventi cominciano in Algeria, che nell’ultima decade ha vissuto i peggiori anni della sua storia, costellati di assassini, sevizie perpetrate unicamente in nome della religione, al grido di Allah Akbar, come se Dio avesse loro ordinato di squartare donne incinte, di sgozzare i figli nel loro grembo, poi l’Iraq e la guerra tribale che lacera il paese, provocando il caos, gli eccidi collettivi di una popolazione che vive ormai nella precarietà e nell’ingiustizia più totali, e poi l’Egitto, che si è fatto rubare la sua “rivoluzione” dagli islamisti e poi di nuovo dall’esercito, despota, causa principale della sollevazione del popolo egiziano!! Poi la Siria, chiaramente, per dar sollievo a un governo israeliano stanco del movimento di opposizione che sta crescendo contro di lui, una “Lobby”, mossa da ragioni puramente ed egoisticamente economiche e finanziarie… Uno scenario reiterato per tenere gli “Arabi” impegnati in un marasma di violenza e di corse al potere, fino alla guerra civile scoppiata in alcuni paesi dal 2011, e anche per altri, risospinti nel Medio Evo più tetro della storia dell’umanità, come l’Afganistan, per citarne uno soltanto. Tuttavia, il fatto più significativo resta per me l’Algeria e i suoi 10 anni di assassini… e il rischio rimane…  

Lo Spettro dell’Oscurantismo religioso dopo le elezioni del 2011

Inutile che io entri nei dettagli, dato che non sono né un’economista né un’analista politica, ma soltanto una cittadina del mondo, e prima di tutto una cittadina tunisina che ha come unica preoccupazione il futuro del suo paese, dei Figli del suo paese, compresi i suoi, dei Giovani e delle donne della sua patria, e che ritiene che gli islamisti non saranno i salvatori della Tunisia né di nessun altro paese, poiché la religione e la politica non sono mai andate d’accordo… datemi l’esempio di un solo paese, uno solo, che sia riuscito a compiere la propria ascensione sociale, economica e politica in uno stato religioso, islamico, cristiano o ebraico che sia. Le ingiustizie sono diffuse e innumerevoli nei cosiddetti paesi “Laici”, costruiti sulla tutela dei diritti umani, figuriamoci in quelli governati dalla religione, interpretata secondo i gusti ora degli uni, ora degli altri, facendo della fede uno strumento giuridico per opprimere, sottomettere e umiliare uomini, donne e bambini.  

Nel dicembre del 2010, i minatori di Redeyef, alcuni disoccupati della società di fosfati Gafsa e le loro famiglie hanno avviato un movimento di protesta assolutamente cruciale nel futuro imminente della Tunisia del XXI secolo. E’ stato questo movimento, originato da una profonda ingiustizia, dal clientelismo della società di fosfati e dalla precarietà in cui le famiglie vivono da generazioni, con il 60% di disoccupati, il reale epicentro della contestazione e della sollevazione politica che, il 14 gennaio 2011, ha portato alla caduta del regime dittatoriale di Ben Ali, e non l’auto-immolazione di Bouazizi.

Un movimento non interamente spontaneo, perché l'Unione Generale del Lavoro e i Movimenti dei Laureati Disoccupati vi hanno svolto un ruolo essenziale.

L'incertezza economica, la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, la disoccupazione e il congelamento dei salari hanno accelerato e aumentato i movimenti di protesta, gli scioperi che si sono succeduti in tutto il paese nei 4 anni dei governi che si sono succeduti, in particolare durante i tre governi della Troika (composta dal Presidente della repubblica del partito “Il congresso per la Repubblica”, dal Presidente del governo del partito “Ennahdha” e dal presidente dell’Assemblea costituente del Partito “Ettakatol”).

La povertà e la precarietà delle famiglie hanno raggiunto una soglia tale che alcune di loro hanno persino perso le proprie case, per il mancato pagamento delle bollette e dei prestiti bancari; alcune fabbriche hanno chiuso perché le tasse sono aumentate. Nel corso degli anni, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 30%, di cui i 2/3 è costituito da donne. La violenza contro le donne è aumentata assumendo forme inusuali, come l’infibulazione delle ragazzine, i casi di stupro e violenza verbale, fisica e psichica, le immolazioni divenute cosa banale, gli aborti forzati in condizioni precarie, dato che il partito islamista ha proibito l’aborto negli ospedali, mentre la legge tunisina lo aveva legalizzato dal 1956 e, in parallelo, la prostituzione sotto copertura del matrimonio Orfi o “matrimonio di piacere”, incoraggiato e appoggiato dal partito Ennahdha, con il pretesto che troppe donne e ragazze sono nubili, e che ha avuto come conseguenza diretta la nascita di bambini nati nell’anonimato da queste coppie occasionali, bambini che vengono poi gettati nella spazzatura, infine la diffusione del virus HIV, ormai incontrollabile.  

Un unico aspetto positivo: La forza e la determinazione della Società Civile Tunisina è una garanzia per il futuro

Lo squilibrio è tale che la società tunisina si è vista costretta a moltiplicare e a rafforzare i movimenti di protesta e di denuncia, le manifestazioni nelle strade di tutto il paese, da sud a nord e da est a ovest, contro gli abusi, gli attentati e le campagne di demonizzazione messe su dalle milizie del partito islamista Ennahdha nei confronti degli intellettuali, gli artisti, i giornalisti, professori, gli avvocati, gli attori e le attrici di cinema e teatro, gli attivisti e i militanti della società civile, gli studenti e le studentesse. Sono state distrutte gallerie d’arte e attaccate librerie, e la vendita di taluni libri considerati proibiti per la legge coranica è stata vietata; sono stati chiusi cinema e vietate rappresentazioni di pièce teatrali. E non dimentichiamo la distruzione dei marabutti (luoghi di culto dei sufi), dove i poveri trovano rifugio, vivande e vestiti; neppure gli agricoltori sono sfuggiti agli atti di violenza.

Le violenze e gli abusi hanno raggiunto livelli estremi, fino all’assassinio degli oppositori di sinistra, come quello del leader del Fronte di Sinistra, Chokri Belaid, minacciato a più riprese, prima di essere giustiziato spietatamente davanti alla sua abitazione.  

Violenze e abusi in alcuni casi gravissimi, denunciati al Tribunale Internazionale dell’Aia. Il caos penetra tutti gli strati sociali, tutte le professioni, la crisi è ormai ovunque, al punto che cominciano a verificarsi casi di suicidio. Quel che è più grave è che si tratta di suicidi di giovani scolari e scolare.

L’unico aspetto positivo è che, nonostante tutto, i movimenti sociali, ancora più numerosi e determinati che mai, non hanno mai cessato di agire su tutti i fronti, tutti i giorni e tutte le notti, moltiplicando sit-in, manifestazioni, conferenze, visite in loco, per mobilitare, sensibilizzare nelle regioni più arretrate uomini, donne, giovani e anziani riguardo ai loro diritti e ai loro doveri.
 
Le conquiste democratiche sono fragili e ancora limitate, di cambiamenti economici significativi ve ne sono pochissimi, o quasi per niente. E’ in corso una lotta aperta tra coloro che ritengono che la rivoluzione sia terminata e quelli che intendono approfondirla e condurla alle estreme conseguenze. I giovani e i militanti di sinistra dimostrano giorno dopo giorno di essere decisi a non farsi confiscare le istanze rivoluzionarie, che ciò avvenga a causa delle vestigia del vecchio regime o degli islamisti giunti al potere, i quali, malgrado le apparenze ˗ un nuovo presidente e un nuovo governo ˗ ci sono ancora.
 
Poiché le elezioni municipali si svolgeranno tra pochi mesi, i movimenti sociali sono già sul posto, intenti a sensibilizzare e mobilitare, per organizzare delle municipali trasparenti.

Il Forum Sociale Mondiale o la Luce della Speranza

Da quando si è tenuta la prima edizione del Forum Sociale Mondiale, nel gennaio del 2001, come contrappunto al Forum Economico Mondiale di Davos, ne è passata di acqua sotto i ponti. Il FSM è nato sotto l’ala del movimento anti-globalizzazione e contro le guerre, divenuto l’unico punto d’incontro di una nuova resistenza globale contro i disastri compiuti dalla globalizzazione neoliberale. Dopo aver svolto un ruolo importante nelle lotte durante le prime edizioni, esso ha perso centralità politica, malgrado una partecipazione elevata.  

Oggi, con l’apertura di un nuovo ciclo di proteste nate in seguito alle “Sollevazioni Popolari”, con i movimenti degli Indignati e di Occupy, il Forum Sociale Mondiale rappresenta lo spazio di un altro mondo possibile, benché venga percepito da alcuni come uno strumento appartenente ai tempi andati. Esso resta, in particolare, un barlume di speranza e solidarietà da rinnovare, in vista degli sviluppi dei vari paesi dove sono emersi i nuovi movimenti sociali, criticati per via del fragile coordinamento di fronte alla sfida di ricreare spazi nuovi di conciliazione su scala mondiale.

Il FSM Tunisi 2013 è stato, senza alcun dubbio, uno dei Forum sociali più riusciti, da quando il Forum è nato nel 2001, a Porto Alegre, in Brasile. Il processo rivoluzionario e le sollevazioni popolari, un po’ dappertutto, fanno davvero la loro parte, con in testa la Tunisia, culla delle rivolte nel mondo arabo. La società civile tunisina ha ribadito la propria forza, disciplina e determinazione ad affermare i diritti umani e ad essere, nonostante tutte le difficoltà incontrate, l’attore principale della Seconda Repubblica in Tunisia.

La precarietà e la disoccupazione: Senza diritto al lavoro non c’è diritto a una casa dignitosa

In tale lugubre atmosfera, rabbuiata dalle fatwa sui palcoscenici televisivi e nelle radio, la speculazione immobiliare raggiunge il suo apogeo, avendo come conseguenza diretta l’indebitamento delle famiglie, la classe media si assottiglia integrando poco a poco le fila della classe povera; lo spostamento delle famiglie verso quartieri precari e vecchi, venuti su in modo spontaneo nelle periferie delle città, sovrappopolate, ormai dimenticate ed emarginate. Sono i volti della povertà creata da una politica di emarginazione, e dalla mancanza di una politica abitativa reale, democratica, partecipativa e che promuova le pari opportunità.  

La violenza raggiunge situazioni estreme nelle zone rurali, la gran massa elettorale del partito islamico, che ha ricevuto promesse ed elemosine per votare “islamista”, ma che è stata presto disillusa dalle promesse non onorate. Certe regioni hanno toccato una soglia tale di povertà che sono comparse di nuovo le baracche e le bidonville in lamiera negli angoli più sperduti. Per non parlare dell’aumento del numero dei senzatetto, soprattutto donne, e più di 3000 bambini per strada, nientemeno che nella capitale, Tunisi.

Durante il Forum Sociale Mondiale e nell’ambito dell’Assemblea Mondiale degli Abitanti, nel marzo del 2013 a Tunisi, il tema degli alloggi inadeguati e del fenomeno dei “senzatetto” è stato sollevato e dibattuto, generando di conseguenza il sentimento che si tratta di una questione urgente. Sulla scia del grande successo dell’Appello alla società civile e alle associazioni lanciato dal gruppo promotore emerso da tali incontri, sono nate le Prime Assisi per il Diritto all’Alloggio.

L’impegno dell'Unione Generale degli Studenti della Tunisia ci ha permesso di organizzare una conferenza stampa di inaugurazione presso la sede del sindacato dei giornalisti, luogo fortemente simbolico per la lotta a favore dei diritti umani, in particolare il diritto alla libertà di espressione tanto a lungo proibita; l’Associazione Tunisina per l’Integrità e la Democrazia Elettorale ha instaurato una collaborazione con la Scuola Nazionale di Architettura e Urbanistica, la quale ha offerto i propri spazi.

Incontri mirati, per tre giornate di dibattito. Un film per presentare la spinosa questione del diritto a un’abitazione dignitosa; dei film d’inchiesta girati con abitanti che vivono in condizioni precarie. Testimonianze di esperienze internazionali e magrebine. Tematiche molteplici e varie, come ad esempio: la precarietà nei quartieri ai confini delle città, le persone senza fissa dimora, gli uomini e le donne senza tetto, la speculazione immobiliare e le sue ricadute sui nuclei famigliari e sui progetti per gli alloggi sociali, i problemi degli studenti senza residenza né un luogo dove vivere dignitosamente e seguire normalmente il loro percorso universitario, il debito delle famiglie, il debito nazionale, le questioni giuridiche, scambi di informazioni ed esperienze a livello nazionale e internazionale, hanno permesso alle tunisine e ai tunisini delle regioni del sud, del centro e del nord del paese di incontrarsi, ascoltarsi, condividere, infine di rialzare la testa e di decidere su un tema che è parte costitutiva della dignità cittadina. Emergendo così dalle rivendicazioni rivoluzionarie, lavoro, libertà e dignità, le Assisi hanno avuto, così, come cavallo di battaglia la costituzionalizzazione del diritto umano universale a un’abitazione dignitosa e decente, nonché l’applicazione di una politica abitativa che rispetti le pari opportunità. Purtroppo, solo 93 deputati dell’Assemblea Nazionale Costituente hanno votato a favore, non abbastanza, mancavano 32 voti perché il Diritto alla casa potesse essere adottato dalla nuova Costituzione.

In conclusione : Benvenuti all'Assemblea Mondiale degli Abitanti (FSM Tunisi, 24-28 marzo 2015)

I governi in carica, eletti o imposti, non stanno portando avanti politiche di mutamento e di rottura con il passato, in nessun settore. Detta in altri termini, sono le stesse scelte economiche neoliberali, le stesse politiche pubbliche, gli stessi orientamenti dettati dalle istituzioni finanziarie internazionali (FMI, BM…) ad aver portato alla rivoluzione e alle sommosse popolari che oggi continuano ad essere organizzate, per altro con un rigore ancora maggiore.  

Tuttavia, pur continuando a essere vigili, dobbiamo essere positivi e costruire il nostro futuro, così come ci siamo proposti di fare dopo l’ottobre 2011. Dobbiamo inoltre scendere a trattative con la nuova configurazione dell’opposizione, che riunisce la sinistra e gli islamisti di tendenza moderata e radicale (?). E’ importante unire le nostre forze e le nostre energie per aiutare o portare il governo a adottare delle politiche a favore delle fasce svantaggiate, per ridurre il divario tra le classi sociali, ricostruire la classe media e affrontare seriamente le questioni socio-economiche con soluzioni pratiche rapidamente spendibili sul terreno. La Società Civile deve ravvivare la fiamma dell’entusiasmo e seguitare a essere una forza propositiva, di pressione e di vigilanza per erigere una seconda repubblica che segua la scia delle lotte e dei sacrifici compiuti dai nostri martiri, caduti sotto la lama tagliente dei terroristi in nome di Allah.  

La solidarietà internazionale è essenziale. Benvenuta sia quindi la vostra partecipazione al FSM di Tunisi, dal 24 al 28 marzo prossimo!

Riferimenti geografici

Keywords

FSM 2015 , AMA 2015 , Tunisi , Tunisia

Commenti

Log in o crea un account utente per inviare un commento.