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Opposizione da parte di alcune famiglie albanesi alla demolizione di un villaggio per la costruzione di un resort

Le famiglie si oppongono ad un progetto di 40 milioni di euro per la costruzione di un resort in Albania

di Kerin Hope

23 Febbraio 2009

Arben Leka spiega con attenzione un documento ingiallito dal tempo ed esamina una lista scritta a mano di proprietari terrieri redatta nel 1937.La famiglia Leka fa parte di quelle 129 famiglie che lottano contro la costruzione del primo villaggio turistico a 5 stelle in Albania.

Il gruppo Riviera con sede a Tirana intende costruire un villaggio turistico con 800 posti letto nella baia di Kakome, una baia di sabbia bianca a cui fanno da sfondo una distesa di ulivi, un’area di foresta sempreverde ed il convento di St. Maria del 13° secolo. La società ha circondato la baia e bloccato l’accesso al convento.

Il Sig. Leka, ingegnere civile, sostiene che“tutti noi possediamo dei titoli di proprietà, stiamo difendendo le nostre proprietà in tribunale, tuttavia i bulldozer sono entrati e abbiamo perso l’accesso alle nostre proprietà.

Il presidente del gruppo Riviera, Dritan Celaj sostiene che Kakome è una terra pubblica. Nel 2004 alla sua società è stato concesso un contratto d’affitto di 99 anni per sviluppare la baia, ma il progetto di 40 milioni di euro ($51milioni, £35 milioni) è stato rinviato dopo alcune proteste da parte degli abitanti e a causa di un cambiamento di governo.

Vladimir Kumi, sindaco del villaggio di Nivica, a 6km da Kakome, dove vive la maggior parte dei protestanti, sostiene che molte famiglie possiedono 3 titoli di proprietà sulla propria terra. Uno risale agli anni ’70 del 1800 quando l’Albania apparteneva all’Impero Ottomano, un altro fu rilasciato dal catasto creato da King Zog negli anni ’30 ed il terzo riguarda la restituzione nel 1994 della terra collettivizzata durante il Comunismo.

Le dispute relative alla proprietà terriera sono ricorrenti sulla costa montagnosa meridionale albanese, soprattutto a causa del potenziale di sviluppo che offre, in quanto rappresenta uno degli ultimi spazi intatti del Mediterraneo. La restituzione della terra ai proprietari nel periodo pre-comunista resta una questione spinosa, con molte rivendicazioni ancora in sospeso. Un nuovo catasto creato con l’assistenza di esperti stranieri include una lunga lista di richieste di titoli di proprietà.

Il sistema giudiziario albanese è stato criticato dalla Commissione Europea in quanto debole e facilmente influenzabile e questa situazione si va a sommare alle difficoltà di risolvere una disputa relativa alla proprietà attraverso i tribunali.

I protestanti, che si definiscono “Club 129,” dicono di non aver alcuna obiezione allo sviluppo di un turismo “soft”a Kakome – pensioni piccole ed indipendenti oppure hotel – a patto che i propri diritti di proprietà siano riconosciuti e che essi abbiano una quota di partecipazione nel progetto.

La coalizione di centro-destra del primo ministro Sali Berisha, si è opposto al progetto mentre era all’opposizione. Adesso sostiene Celaj,.

Ylli Pango, il ministro per il turismo, afferma che il settore sta crescendo velocemente, con un aumento del 60 percento per quanto riguarda l’incoming lo scorso anno con circa 2 milioni di presenze. “La maggior parte dei turisti proviene dall’Albania con lo scopo di trascorrere una vacanza non dispendiosa. Abbiamo comunque bisogno di sviluppare pochi villaggi turistici di elevata qualità,” aggiunge. “Kakome ne rappresenta un esempio.”

I turisti raggiungerebbero l’isola greca di Corfù in aereo ed attraverserebbero uno stretto fino a Kakome in aliscafo. Il gruppo Riviera progetta di costruire un villaggio turistico low rise da 800 posti letto, che creerebbe diversi posti di lavoro. “Offriremo certamente posti di lavoro agli abitanti del posto,” afferma Celaj.

La maggior parte degli abitanti di Nivica è partita appena dopo la caduta del comunismo per lavorare nell’edilizia e nel settore turistico in Grecia, lasciando gli anziani a badare al bestiame e agli oliveti.

In estate la popolazione dei villaggi cresce da circa 400 a più di 2.000, poiché le famiglie ritornano per rinnovare le proprie abitazioni e per rilassarsi al mare.

Grazie ai contributi della diaspora, Nivica ha raccolto €20,000 in previsione di un progetto creato dalla Banca Mondiale per realizzare una strada pavimentata e portare l’acqua corrente al villaggio.

“I funzionari ci accusano di abbandonare la nostra terra e di partire,” dice Vangeli Tsari. Egli ha lavorato 10 anni in alcuni alberghi in Grecia prima di ritornare a gestire il bar del villaggio.

“Stiamo appunto investendo con lo scopo di fare turismo nel modo in cui vogliamo.”

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