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Sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli

Il Tribunale riconosce l’importanza, la difficoltà e i relativi rischi associati alle lotte dei movimenti sociali, di contadini, di lavoratori e indigeni, e delle altre organizzazioni di base. Si impegna inoltre a seguire ancora con la propria competenza e il proprio lavoro – approfondendo la definizione dei livelli di responsabilità giuridica delle imprese multinazionali (ETN) – il percorso della denuncia delle violazioni dei diritti dei popoli operate da imprese multinazionali, dagli stati e dalle istituzioni internazionali, e il cammino verso la creazione di alternative.

1.- Di sanzionare moralmente e eticamente e denunciare a livello mondiale i comportamenti e le pratiche politiche, finanziarie, produttive e giudiziarie del modello neoliberale, attuate e permesse dagli stati e dalle istituzioni dell’Unione Europea con il pretesto di promuovere la crescita e lo sviluppo economico al fine di combattere la povertà e raggiungere uno sviluppo sostenibile.

2.- Di sanzionare moralmente e eticamente e denunciare nel foro internazionale le multinazionali che detengono capitali privati e statali di origine europea con l’accusa di gravi, palesi e persistenti violazioni dei principi, delle norme, degli accordi internazionali che salvaguardano i diritti civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali delle comunità, delle nazionalità, delle famiglie e delle popolazioni dell’America Latina e dei Caraibi.

3.- Di chiedere al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che nomini un Commissario Straordinario che, nel più breve tempo possibile, presenti all’Assemblea Generale un rapporto contenente la proposta di definire il concetto di debito illegittimo, ecologico e storico, come pure la classificazione delle violazioni dei diritti economici, sociali e culturali contro persone e popolazioni perpetrate da governi, istituzioni finanziarie e multinazionali; in seguito a ciò si dovrebbe costituire un tribunale internazionale - che giudichi i crimini economici e ambientali – in cui le vittime, singolarmente o collettivamente, possano costituirsi parte civile.

4.- Di chiedere ai governi e agli stati dell’Unione Europea e ai relativi organismi comunitari:

4.1. che le loro relazioni economiche internazionali e le decisioni di politica economica e cooperazione internazionale siano sottoposte in modo vincolante agli standard di priorità, garanzia e rispetto delle convenzioni, degli accordi internazionali e delle dichiarazioni e norme dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro in tema di diritti fondamentali, sviluppo umano, democrazia e protezione ambientale;

4.2. che i sistemi giudiziari riconoscano il diritto di rivolgersi direttamente alle corti di giustizia perché aziende e istituzioni finanziarie pubbliche e private che abbiano commesso azioni illegali all’esterno del territorio nazionale siano giudicate e rispondano delle proprie responsabilità in caso di violazioni del diritto.

5.- Di esigere che le multinazionali e le istituzioni finanziarie internazionali, commerciali e a capitale privato o statale di origine europea abbandonino la falsità morale e il compromesso per rendere effettiva e obbligatoria - controllata dai cittadini e non discrezionale - una politica che rispetti in primo luogo la giurisprudenza internazionale in materia di diritti umani.

6- Di esortare gli stati e i governi dell’America Latina e dei Caraibi a:

6.1. garantire - nell’ambito delle relazioni di cooperazione e di integrazione economica, commerciale, imprenditoriale con l’Unione Europea - la sovranità e la dignità dei popoli prima che gli interessi economici dei settori privati, impedendo la privatizzazione dei mezzi di sussistenza fondamentali quali l’acqua, l’aria, la terra, le sementi, il patrimonio genetico e assicurando l’accesso universale ai servizi pubblici;

6.2. assicurare l’accesso rapido e efficiente alla giustizia e il rispetto e l’applicazione prioritaria delle convenzioni, degli accordi internazionali, delle dichiarazioni e delle norme dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e, in generale, dei diritti umani, ambientali e dei popoli, delle comunità e delle nazionalità indigene;

6.3. stimolare e appoggiare con tutti i mezzi necessari il sistema giudiziario perché si concludano i processi investigativi in corso e si puniscano i delitti, in particolare quelli commessi in violazione dei diritti dei popoli e delle comunità. In questo modo si otterrebbe il risarcimento materiale e morale completo per i danni gravi e i pregiudizi causati alle tante vittime delle violazioni;

6.4. applicare misure ispirate al principio - riconosciuto a livello internazionale - del consenso libero, previo e informato da parte degli attori sociali, delle comunità locali e delle popolazioni indigene. Come pure al principio di precauzione, qualora si preveda di mettere in atto accordi, politiche di sviluppo e investimenti di capitali che possano produrre effetti negativi sulla terra, lo spazio vitale e i diritti fondamentali.

7. Il Tribunale, considerata l’importanza e la trascendenza delle istanze di giustizia che hanno accompagnato le premesse con l’intento di stimolare i tribunali e gli operatori di giustizia ad approfondire i contenuti della giurisprudenza e a raggiungere un diritto alla giustizia efficace, delibera di presentare l’inchiesta, la sentenza e le esortazioni ai seguenti funzionari delle seguenti istituzioni perché agiscano di conseguenza, con le loro competenze, facoltà e compiti:

- Magistratura della Corte penale internazionale

- Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite

- Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e Commissari Straordinari competenti in materia

- Corte europea dei diritti umani

- Commissione interamericana per i diritti umani

- Presidenze dei Tribunali e delle Corti costituzionali, Pubblici Ministeri, Procuratori e Difensori Civici dell’America Latina e dei Caraibi

- Governi degli stati membri della Commissione dell’Unione Europea

Il Tribunale riconosce l’importanza, la difficoltà e i relativi rischi associati alle lotte dei movimenti sociali, di contadini, di lavoratori e indigeni, e delle altre organizzazioni di base. Si impegna inoltre a seguire ancora con la propria competenza e il proprio lavoro – approfondendo la definizione dei livelli di responsabilità giuridica delle imprese multinazionali (ETN) – il percorso della denuncia delle violazioni dei diritti dei popoli operate da imprese multinazionali, dagli stati e dalle istituzioni internazionali, e il cammino verso la creazione di alternative.

François Houtart ( Presidente, Belgio), Vilma Nuñez ( Vicepresidente , Nicaragua), Miren Etxezarreta (Spagna), Blanca Chancoso (Ecuador), Patricio Pazmiño (Ecuador), Giulia Tamayo (Perù), Francesco Martone (Italia), Roberto Schiattarella (Italia), Franco Ippolito (Italia), Edgardo Lander (Venezuela), Alirio Uribe (Colombia), Lorenzo Muelas (Colombia), Gianni Tognoni ( Segretario Generale TPP , Italia)