Cambogia, contro gli sfratti e in solidarietà con i difensori del diritto alla casa di BKL
La comunità del lago di Boeung Kak sta combattendo da cinque anni contro l’impresa privata che ha riempito il lago di sabbia causando gravi allagamenti nei villaggi circostanti e costringendo più di 3500 famiglie ad andarsene in quanto le loro case sono divenute inabitabili. A maggio una dimostrazione pacifica è stata violentemente dispersa e 15 donne sono state arrestate. Una appello alla solidarietà internazionale.
Negli ultimi cinque anni, la comunità del lago di Boeung Kak Lake ha lottato per il loro diritto alla casa e alla terra. Fino a poco tempo fa, l’insediamento di Boeung Kak comprendeva nove villaggi, dove risiedevano 4000 famiglie, che circondavano l’emblematico lago al centro di Phnom Penh.
Nel Febbraio 2007, il Comune di Phnom Penh ha concesso in affitto per 99 anni all’impresa privata Shukaku Inc un’area di 133 ettari che copre il lago ed i nove villaggi circostanti, privando illegalmente i residenti del loro diritto alla terra. Da allora, Shukaku ha formato una joint venture con la società cinese Erdos Hong Jun Investement Co Ltd, per lanciare un’iniziativa imprenditoriale al fine di trasformare l’area in locazione in un complesso residenziale di lusso, commerciale e turistico.
L’impresa ha iniziato a riempire il lago di sabbia nell’Agosto del 2008, provocando il grave allagamento dei villaggi circostanti, costringendo numerose famiglie ad andarsene dal momento che le loro case non erano più abitabili. Oltre 3500 famiglie sono state obbligate ad accettare un risarcimento inadeguato per le loro case e la loro terra, mandando molte famiglie in miseria.
Gli abitanti di Boeung Kak hanno provato a ribellarsi a questa ingiusta trasformazione attraverso ricorsi alle autorità competenti ed ai tribunali, ma sono stati tutti respinti. Hanno proposto un piano di sviluppo alternativo che fornisse migliori abitazioni sul posto, ma anche questo è stato rigettato. Le numerose proteste sono state respinte con minacce, arresti e l’uso indiscriminato della forza da parte delle autorità.
Nell’Agosto 2011, dopo che i residenti hanno presentato con successo un esposto al World Bank Inspection Panel su un programma di titoli fondiari con cui la Banca finanziava gli espropri, la World Bank ha annunciato che avrebbe congelato qualsiasi prestito alla Cambogia fino a quando non si fosse trovata una soluzione per le famiglie del lungolago. Una settimana dopo tale annuncio, il Primo Ministro Hun Sen ha concesso 12,44 ettari di quell’area alle restanti 799 famiglie. Da quel momento, la comunità ha fatto appello al governo affinché marcasse i confini dei terreni in concessione.
Nel frattempo, la violenza e le intimidazioni contro la comunità del Lago Boeung Kak sono andate avanti, incluso il blocco delle proteste pacifiche per tutto il 2011 e 2012.
Il 22 maggio 2012, un gruppo di circa 80 residenti di Boeung Kak si è riunito sulle dune di sabbia che ricoprono le loro case nel villaggio a bordo lago inscenando una pacifica dimostrazione, con canti e discorsi. Una forza mista di squadre antisommossa e guardie locali hanno circondato i manifestanti e bloccato i canti con violenza. Appena i dimostranti hanno iniziato a disperdersi, sono stati inseguiti dalle autorità che hanno arrestato 13 donne: Nget Khun; Tep Vanny; Kong Chantha; Srong Srey Leap; Tho Davy; Chan Navy; Ngoun Kimlang; Pao Saopea; Cheng Leap; Soung Samai; Phan Chan Reth; Heng Mom; and Toul Srey Pov.
Il processo è iniziato il 24 maggio, due giorni dopo l’arresto e, grazie a false accuse nei loro confronti solamente un'ora dopo è stato chiuso. Le numerose richieste da parte degli avvocati di rinvio a giudizio per consentirgli di preparare la difesa, rivedere il caso e le prove e portare testimoni, sono state tutte respinte. Alle 17.30, tutte le 13 donne, tra cui una 72enne, sono state condannate a 2 anni e mezzo di prigione, con alcune delle condanne parzialmente sospese. Durante il processo, la polizia ha arrestato altre due rappresentanti della comunità, Mr Sao Sareoun e Ms. Ly Chanary che stavano aspettando fuori dal tribunale pronti a testimoniare a favore delle 13 donne in giudizio. Le due restano in carcere preventivo in attesa del processo.
Abbiamo bisogno del vostro aiuto per mandare un messaggio forte e chiaro al Governo Cambogiano:
Liberate le 15 donne!
Rispettate il diritto ad una casa adeguata e il diritto alla città!
Riferimenti geografici
I(le) Traduttori(trici) Volontari(e) per il diritto alla casa senza frontiere dell’IAI che hanno collaborato con la traduzione di questo testo sono: