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Dichiarazione Finale dell’Assemblea dei Popoli dei Caraibi

Lottiamo per la vita, la solidarietà e l’integrazione delle popolazioni caraibiche

Con l’approvazione della Dichiarazione Finale e con l’appello alla sovranità, alla resistenza e all’integrazione degli stati caraibici si sono concluse le sessioni di lavoro della IV Assemblea dei Popoli dei Caraibi (APC), evento che ha riunito a Caimito – località vicina alla capitale cubana – 167 delegati e delegate di organizzazioni e movimenti sociali, politici, contadini, sindacali, di lavoratori, di donne, di studenti e di giovani, artisti e intellettuali, organizzazioni ambientaliste, comunità di base, di solidarietà, associazioni non governative di 20 paesi caraibici e rappresentanti di importanti reti e campagne continentali.

Idania Trujillo, Minga – Rete informativa dei Movimenti Sociali

Nei cinque giorni di intense e fruttuose riflessioni si è affermato nuovamente che l’Assemblea è uno spazio prezioso per il dialogo, per lo scambio e la creazione comune di iniziative e azioni a favore dello sviluppo e della convergenza delle lotte delle popolazioni caraibiche in difesa della vita, della sovranità e dell’indipendenza nazionale, della pace, dello sviluppo sostenibile, della giustizia sociale, dell’equità, dell’identità culturale dei nostri popoli.

I partecipanti a questa quarta edizione della APC hanno respinto le pratiche neoliberali imperialiste e le relative politiche economiche delineate nei Trattati di Libero Commercio e negli Accordi di Partenariato Economico (APE/EPAs), data la presenza crescente di imprese multinazionali, le privatizzazioni, la dipendenza di gran parte dell’economia caraibica dal destino economico delle metropoli moderne o antiche, l’aumento del debito finanziario, sociale, ecologico e produttivo. Tutti questi aspetti costituiscono un freno per lo sviluppo delle economie caraibiche piccole e strutturalmente sottosviluppate. Da qui deriva la resistenza e la lotta di queste popolazioni, come pure la creazione di modelli di integrazione rinnovati e leali quali ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe) e Banco del Sur, che devono diventare una necessità improrogabile e richiedono tutto l’appoggio possibile.

Le delegate e i delegati hanno contestato l’attuale modello neoliberale e lo hanno classificato come il più grande sfruttatore del territorio, un attentato alla sovranità alimentare dei popoli dei Caraibi che trasforma l’utilizzo di energia rinnovabile in lucro per le grandi multinazionali - data la grande richiesta della stessa e il suo consumo smodato – mettendone così in pericolo la disponibilità a breve e lungo termine.

D’altra parte è stato evidenziato come il riscaldamento globale metta a rischio la vita stessa delle persone e del pianeta, rendendo prioritaria la necessità che i paesi industrializzati e le multinazionali sviluppino modelli energetici alternativi e sostenibili.

La APC ha formulato un appello in difesa delle produzioni agricole tradizionali destinate all’alimentazione umana utilizzate come combustibili. “Da qui la necessità impellente di incrementare – recita il testo della Dichiarazione Finale – la nostra lotta in difesa della sovranità alimentare e energetica, creando modelli di consumo alternativi. Non possiamo vivere per consumare in modo assurdo e irrazionale. Dobbiamo vivere per fare la nostra parte in favore della vita e del pianeta, in armonia con la natura.”

Altro punto trattato nei dibattiti della IV edizione dell’APC è stato il confronto con i diritti sociali: lavoro, casa, educazione, salute, sicurezza sociale e terra. Sono diritti non compatibili con il modello neoliberale imposto dal capitalismo globalizzato, il cui modello di dominazione - patriarcale, razzista e esclusorio – ha nelle politiche economiche la fonte generatrice di povertà generalizzata fra i popoli caraibici e latinoamericani. “La nostra lotta – hanno affermato i delegati – deve concentrarsi sulla creazione di un mondo di piena uguaglianza e di giustizia sociale.

Siamo consapevoli – hanno sottolineato i partecipanti – del fatto che le cause dei flussi migratori di persone provenienti dalla nostra subregione siano di carattere socioeconomico e siano da collegare alle congiuntura economica globale e alle politiche perseguite dalle potenze europee industrializzate e dagli Stati Uniti. Tali cause provocano una vera razzia di cervelli, incitano al traffico illegale di persone, soprattutto di donne per la prostituzione, di fronte al quale reclamiamo un flusso razionale e equilibrato di persone tra i nostri paesi, in base al principio che nessun caraibico è illegale nei Caraibi, e rifiutiamo le direttive migratorie discriminatorie delle grandi potenze.

Menzione a parte merita il nostro rifiuto di accettare la criminale Ley de Ajuste Cubano (Legge di sistemazione dello status dei rifugiati cubani), applicata selettivamente dagli Stati Uniti come strumento di destabilizzazione contro la rivoluzione cubana.

In un'altra sezione della Dichiarazione Finale della IV APC si afferma che noi, popoli dei Caraibi, “abbiamo lottato per secoli contro la dominazione e il sistema culturale imposto dai colonizzatori e dai ricolonizzatori di ogni epoca. Abbiamo creato e costruito il nostro sistema di valori, che si basa sulla necessità di una identità propria, sul rifiuto della transculturazione che hanno voluto imporci e sulla difesa del diritto a sviluppare modelli educativi autoctoni e adatti alle nostre necessità di sviluppo.”

Un punto fondamentale fra le riflessioni svolte durante l’evento, che ha avuto luogo dal 30 giugno al 4 luglio, è legato alle lotte di cui sono protagonisti i popoli dei Caraibi nei vari ambiti della vita politica, sociale, economica e culturale. Secondo quanto riferito dai partecipanti, per queste lotte è necessaria una maggiore articolazione ed è quanto mai necessaria un’ampia partecipazione dei più diversi attori sociali.

Allo stesso modo si rende indispensabile superare le presunte frontiere della diversità linguistica e le origini socioculturali imposte dalle metropoli e dalle attuali politiche egemoniche e predatrici delle grandi potenze imperialistiche.

“Quanti hanno assistito a questa IV APC hanno fortemente voluto definire una linea di condotta che permetta la convergenza delle nostre lotte e, allo stesso tempo, di lavorare in favore una maggiore integrazione nell’ambito dell’emisfero.

Alla stretta finale, i partecipanti hanno ribadito che “nella regione latinoamericana si stanno sviluppando, con maggiore o minore profondità e efficienza, noti processi di trasformazione orientati a beneficio dei nostri popoli e della giustizia sociale. La cooperazione e la solidarietà genuina sono i cardini sui cui poggiano questi nuovi meccanismi di integrazione che aprono nuovi orizzonti per l’inclusione sociale, il benessere umano e lo sviluppo. In questa visione ottimistica risulta importante, per i Caraibi, rafforzare i propri meccanismi e dedicarsi a una partecipazione più attiva e impegnata nella nuova dimensione integratrice continentale.”

“Le idee, i confronti, gli accordi e le iniziative che abbiamo adottato in questi giorni di conoscenza, incontro e scambio – si spiega nella Dichiarazione Finale – ci conducono a riconfermare il nostro impegno nella lotta e in difesa della diversità, della resistenza, della solidarietà e dell’integrazione alternativa dei popoli dei Caraibi e del socialismo.”

4 luglio 2008