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Risoluzione finale, Forum internazionale sulla crisi abitativa di Haiti

Noi, organizzazioni dei sopravvissuti che vivono nei campi profughi, assieme alle organizzazioni sociali e popolari, ci siamo riuniti per tre giorni (19-21 maggio 2011) a Fany Villa, a Port-au-Prince, per riflettere sulla questione abitativa che rientra nella crisi di lungo corso di Haiti. In seguito a uno scambio sul tema: “12 gennaio: incubi, realtà e sogno” affermiamo:

1. Lodiamo l’iniziativa presa dalla Force for Reflection and Action on Housing (FRAKKA), e gli altri partner per aver ospitato questo forum, che ci ha permesso di ascoltare le testimonianze di molti sfollati nei campi e di scambiare opinioni in materia di alloggi e sulle altre questioni affrontate nei campi. Questo scambio ha permesso una migliore comprensione delle radici del problema che ci troviamo a fronteggiare e di deliberare  risoluzioni e un piano di azione che guiderà i nostri sforzi durante il 2011-12.

2. Abbiamo ascoltato una serie di testimonianze sulle condizioni di vita nei campi profughi, a dimostrazione del fatto che non possiamo continuare a vivere in una situazione in cui i nostri diritti fondamentali come individui e come comunità sono violati costantemente. Abbiamo ascoltato le testimonianze sulle tante malattie contratte dalle persone che vivono nelle tendopoli, delle sofferenze di donne che hanno subito ogni genere di violenza, e dei bambini che non possono frequentare la scuola o programmare il loro futuro in queste condizioni. Abbiamo visto che i campi programmati, come il Corail, sono diventati un inferno che non offre condizioni in cui possa fiorire la vita.

3. Abbiamo scoperto che la maggior parte di noi vive nella paura. Viviamo sotto la minaccia di sfratto, in quanto sia il governo che i proprietari terrieri stanno facendo di tutto per sbatterci fuori (persino appiccando incendi in alcuni campi), anche se non abbiamo nessun altro posto in cui andare. Questi atti sono dei crimini contro le nostre stesse vite e sono in violazione dei nostri diritti fondamentali. Secondo un rapporto della IOM (Organizzazione internazionale per la migrazione) pubblicato nel marzo 2011, più di 47 000 persone sono già state sfrattate e altre 165 977 sono sotto minaccia di sfratto. Abbiamo deciso di combattere contro ciò e di richiedere un risarcimento per le vittime degli sfratti forzati, che costituiscono una violazione dei diritti umani.

4. Durante questo forum, siamo stati lieti di ascoltare le testimonianze e le analisi di amici provenienti da paesi stranieri come gli Stati Uniti (New Orleans e Miami), Repubblica Dominicana e Brasile, a proposito della lotta per il diritto alla casa e su come loro stiano portando avanti questa battaglia in ambito internazionale (attraverso l’Alleanza Internazionale degli Abitanti). Abbiamo imparato molto su come essi stiano lottando e sugli obiettivi che hanno raggiunto. Con gioia e rispetto abbiamo ricevuto il MST (il Movimento dei Lavoratori Rurali senza terra del Brasile), Take Back the Land, COOP HABITAT e Other Worlds. Rendiamo onore alla determinazone dei nostri amici e ai movimenti che essi rappresentano.

5. Durante tutto il forum, abbiamo visto come il governo di Haiti, le classi dirigenti e le istituzioni internazionali non abbiano reagito al problema abitativo che affligge da molto tempo milioni di haitiani e che si è aggravato dopo il 12 gennaio 2010. La maggior parte delle persone che ha perso la propria casa nel terremoto non ha i mezzi per ricostruirla. Sedici mesi dopo la catastrofe del 12 gennaio, 700 000 persone vivono nelle strade e molte famiglie vivono in pessime condizioni nelle baraccopoli. Molti sono stati costretti a tornare nelle loro case danneggiate, che rischiano di crollare in qualunque momento. Rifiutiamo false soluzioni come la distribuzione di tende o la costruzione di rifugi temporanei – rifugi che non risolvono le questioni in gioco, che non ci proteggono e che non rispettano la nostra dignità e la vita delle nostre famiglie.

6. Siamo determinati a continuare la nostra battaglia per costringere lo Stato a definire una politica abitativa globale che garantisca il diritto di tutti gli haitiani ad avere una casa in cui vivere che rispetti la loro dignità in quanto persone. Il governo dovrebbe creare un ufficio per avviare i progetti di costruzione di case che rispondano alle nostre necessità.

Perciò:

  • Il governo deve stabilire una politica nazionale di utilizzo del terreno. Non dobbiamo dimenticare che questa è stata definita in maniera approssimativa molto prima del 12 gennaio. Prima del terremoto, l’80% della popolazione di Port-au-Prince viveva nel 20% del territorio. Noi vogliamo che la discriminazione abitativa, in tutte le sue forme, abbia fine e che le differenze (nei servizi pubblici e nelle infrastrutture) tra quartieri ricchi e quartieri poveri terminino. Tutti i quartieri dovrebbero essere zone in cui la gente possa vivere con dignità e sicurezza. Rifiutiamo che tutto il benessere e le infrastrutture siano concentrate soltanto in alcune zone della città. Respingiamo anche la ricostruzione del territorio nazionale solo per creare delle zone di libero scambio.
  • Il Parlamento deve redigere e votare una legge che garantisca il diritto alla casa in questa nazione, così come indicato all’articolo 22 della Costituzione di Haiti del 1987 e nel Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Questa legge deve definire le misure che tutti sono tenuti a rispettare per la costruzione delle case (terreno, materiali, distanza, servizi di base, ambiente, estetica ecc.);
  • Il governo deve cercare e acquisire il terreno tramite esproprio (esproprio per pubblica utilità) in modo che ci sia spazio sufficiente per rispondere alle esigenze abitative della popolazione;
  • La popolazione deve partecipare al processo decisionale in merito alle zone in cui le nuove case e quartieri dovranno sorgere. Dobbiamo dire come vogliamo che sia la nuova Port-au-Prince che vogliamo costruire. Non possiamo farcelo dire da chi viene da altri paesi, con progetti già stabiliti.
  • Siamo pronti a dare il nostro contributo (finanziariamente, in manodopera e materiali) così da poter costruire case che rispettino la dignità delle persone. Tuttavia, il governo deve finanziare progetti di costruzione per permetterci di avere le abitazioni il prima possibile, anche pagando un affitto ragionevole per diversi anni. Il governo deve creare immediatamente un fondo speciale per finanziare gli alloggi pubblici. Molti soldi che potevano essere investiti per rispettare il diritto alla casa della popolazione di Haiti sono stati sprecati. Il budget di MINUSTAH (la Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti) per soli 12 mesi potrebbe consentire la costruzione di più di 77.000 case e dare a circa 400 000 persone delle case rispettabili in cui vivere.
  • La casa e la terra sono la fonte di vita che consente alle persone di vivere, crescere, essere al sicuro e aiutare le famiglie a riprodursi. Il governo e le nostre comunità devono prendere tutte le misure necessarie affinché queste risorse rimangano la fonte della nostra vita, invece di trasformarle in merce che la borghesia possa sfruttare per fare soldi a nostre spese.
  • Il governo deve affrettarsi affinché tutti coloro privi di mezzi possano ottenere una casa che rispetti la loro dignità umana. Istituzioni come la BNC (Banca Nazionale del Commercio) e le banche commerciali, dovrebbero stanziare dei programmi speciali per aiutare la popolazione a riparare o a costruire delle buone case in cui vivere, con particolare attenzione a coloro che non dispongono di mezzi economici e a chi è affetto da disabilità.
  • Il governo deve applicare un controllo sugli affitti, dal momento che questi sono aumentati fino a 17 volte rispetto a prima (del terremoto) e (a volte) devono essere pagati in dollari americani. Dobbiamo ottenere questa legge per tenere lontanti gli speculatori che vogliono arricchirsi sulla nostra miseria e disperazione.
  • Il governo deve garantire la sicurezza dei luoghi in cui viviamo. Non vogliamo case costruite una sopra l’altra, o case in cui ci scontra uno con l’altro perché troppo affollate. Dobbiamo avere delle case in cui si possa respirare facilmente, e che siano garantite contro tutti i rischi che minacciano il nostro paese. L’utilizzo del terreno deve basarsi sulla prevenzione dai rischi maggiori (terremoti, uragani, frane, alluvioni, tsunami ecc.). Il governo deve sviluppare dei programmi di istruzione e formazione che ci preparino a questi e ad altri rischi.
  • Il diritto alla casa non può essere separato dagli altri nostri diritti: il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, il diritto al tempo libero, il diritto a un ambiente pulito, ecc. Tutti questi diritti sono connessi tra loro. Ciò significa che la costruzione di tutte le case deve avvenire in modo da facilitare il godimento di tutti questi diritti. Il Campo Corail Cesselesse costituisce il peggior esempio, considerando il modo in cui si è deciso di recintare le persone come fossero animali, senza riflettere sul rapporto tra tutti i diritti economici, sociali e culturali.
  • Chiediamo al Parlamento di Haiti di ratificare il Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in quanto strumento che rafforza la lotta per difendere i nostri diritti.
  • In tutti i progetti di costruzione delle case, è necessario che siano pianificati degli spazi pubblici che consentano alle nostre comunità di organizzare e sviluppare attività collettive come: respirare aria fresca, praticare sport, fare incontri e assemblee e sviluppare attività culturali come teatro, mostre di pittura ecc. Gli spazi pubblici devono avere una specifica gestione. Bisogna riservare un’attenzione particolare all’utilizzo di tutti i terreni costieri per proteggere l’ambiente, le mangrovie e portare avanti attività culturali connesse alle risorse oceaniche.
  • Siamo decisi a creare dei villaggi-comunità in cui ogni famiglia possa avere il proprio spazio a disposizione e dove la comunità abbia modo di impegnarsi in attività collettive. Crediamo che la cooperativa abitativa sia una valida alternativa in grado di garantire il diritto alla casa a coloro che non hanno molti mezzi economici.
  • Vogliamo case che rispettino il nostro stile archittettonico e che utilizzino il più possibile materiali locali, come l’argilla, il marmo, il bamboo, ecc. Vogliamo delle belle case che rappresentino la nostra cultura, case che consentano una vita comunitaria e che ci aiutino a dialogare tra noi, dotate di cortili e giardini in cui coltivare ortaggi e piante medicinali, e che rispettino la dignità dei nostri corpi con quel poco di privacy di cui tutti hanno bisogno. Vogliamo case che ci diano lo spazio per poter vivere con i vicini come nei lakou  (tradizionali cortili comunitari), in cui condivere il cibo e le attività quotidiane. Dobbiamo difendere il nostro patrimonio architettonico locale.
  • Ogni quartiere deve avere un centro culturale per educare i bambini e i giovani sui valori della cultura haitiana e sulla storia della nazione, e che organizzi delle attività speciali per bambini. In ogni quartiere deve esserci uno spazio che ci aiuti a ricostruire la nostra memoria collettiva come popolo. In tal senso, è importante per noi la costruzione di monumenti che ricordino tutti i nostri fratelli e sorelle morti nel terremoto del 12 gennaio 2010.
  • Nella costruzione delle case e delle infrastrutture collettive, dobbiamo ricordarci delle persone con disabilità e facilitare la loro mobillità e le loro attività quotidiane.
  • Ogni progetto di costruzione delle case deve prestare un’attenzione particolare ai diritti delle donne. È bene, ove possibile, dare sia il nome del marito che della moglie per il titolo alla casa. Nelle eredità, (quando la proprietà è separata) gli uomini non devono ricevere benefici sproporzionati rispetto alle donne. Nel diritto all'alloggio, il governo deve tutelare i diritti delle donne che vivono da sole o in una famiglia in cui un marito ha più mogli. Donne e uomini hanno lo stesso diritto alla casa. Le nostre organizzazioni devono lottare contro ogni forma di violenza fisica e morale che le donne subiscono in casa. Il lavoro domestico deve essere ripartito equamente tra uomini e donne. Chiediamo un programma speciale di formazione che consenta alle donne di integrarsi a tutti i livelli nei lavori di costruzione in corso.
  • Denunciamo gli scandali di corruzione nella gestione dei programmi abitativi, la corruzione nel governo, nelle organizzazioni non governative [ONG] e nella ICRH [Commissione provvisoria per la ricostruzione di Haiti]. È necessario rafforzare tutti gli uffici governativi e le strutture che si occupano degli alloggi.

7. Abbiamo stabilito che:

  • I tempi sono maturi affinché il diritto alla casa sia rispettatto nel nostro paese.
  • Combatteremo contro gli sfratti forzati e contro tutte le forme di intimidazione da parte del governo e dei proprietari terrieri, che ci infliggono sempre più sofferenze quando ci costringono ad andarcene senza fornirci un luogo alternativo in cui vivere. Chiediamo a tutte le comunità di organizzarsi per far circolare rapidamente le informazioni relative alle intimidazioni ricevute, in modo che chi minaccia la vita delle nostre famiglie possa essere citato in tribunale.
  • È nostra intenzione potenziare le nostre organizzazioni e rafforzare l'alleanza tra organizzazioni sociali e popolari. Costruiremo un forte movimento sociale che sia in grado di difendere gli interessi delle classi sfruttate;
  • Faremo della lotta per la casa una priorità, con la quale sostenere le persone senzatetto e coloro che vivono nei campi;
  • Divulgheremo le informazioni e organizzeremo corsi in tutto il paese sul diritto alla casa, creeremo strumenti organizzativi in grado di intensificare la nostra lotta per costringere il governo a rispettare questi diritti;
  • Ci uniremo alla lotta contro ogni ingiustizia e sfruttamento. Abbiamo deciso di mobilitarci nella battaglia per cambiare la nostra società e il nostro governo. Questa lotta deve essere  finalizzata a costruire un nuovo Stato che dia più importanza alla vita delle persone che al denaro, e che difenda gli interessi delle classi sfruttate. Solo questo tipo di governo sarà in grado di rispondere in modo reale alle nostre richieste di alloggio;
  • Ci uniremo alla lotta contro l'ingiustizia, perché sappiamo che la questione abitativa è legata ai problemi del lavoro, istruzione, sanità, servizi igienici, elettricità, trasporti, comunicazione, condizioni di lavoro, riforma agraria, politica ambientale, ecc.;AscoltTrascrizione fonetica
  • Abbiamo deciso di smettere di considerare l’alloggio come una questione che possa essere risolta su base individuale o familiare. Soltanto le soluzioni collettive possono risolvere le questioni dell’accesso ai suoli edificabili, degli alloggi e della speculazione sugli affitti, oltre alla gestione ambientale e del quartiere;
  • Realizzeremo programmi di formazione radiofonici, nelle chiese, templi e scuole per rendere le persone consapevoli dell'importanza del diritto alla casa. Organizzeremo corsi di formazione e dibattiti nei campi e nei quartieri popolari [a basso reddito] con bambini, giovani e adulti. Lanceremo una newsletter speciale per divulgare le informazioni su quanto sta accadendo nei campi e nelle baraccopoli;
  • Sosterremo l'Alleanza Internazionale degli Abitanti e le altre organizzazioni che operano a livello internazionale per difendere il diritto alla casa. Siamo decisi a partecipare alla settimana di mobilitazione nel mese di ottobre 2011, e chiediamo una giornata annuale nazionale in cui celebrare il diritto alla casa per tutti;
  • Chiederemo a tutte le organizzazioni popolari e a tutti gli altri movimenti di mobilitarsi con noi sulla questione abitativa in modo da poter realizzare questo sogno di giustizia e libertà. Abbiamo deciso di impiegare tutte le nostre forze per rovesciare il sistema capitalista, il governo borghese, il governo dei padroni di casa, il governo che difende gli interessi imperialisti. Abbiamo deciso di riprenderci la sovranità del nostro paese per costruire una società in cui si possa godere di un accesso garantito agli alloggi e a tutti i nostri diritti fondamentali.

I rappresentanti del campo e le organizzazioni firmatarie di questa risoluzione sono: (seguono centinaia di firme di almeno 40 organizzazioni popolari e non governative, e di almeno 35 campi profughi)

Riferimenti geografici


I(le) Traduttori(trici) Volontari(e) per il diritto alla casa senza frontiere dell’IAI che hanno collaborato con la traduzione di questo testo sono:

Daniela Travaglini, Marta Squadrito

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