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la Via Urbana

Verso l’Assemblea Mondiale degli Abitanti a Dakar 2011

La bella città di Rio de Janeiro nasce tra i morros (colline), si costruisce sui morros, si espande sopra i morros, sopra fiumi, lagune e boschi spianati .Il morro è la traccia, l’insostituibile immagine della Città di Rio, i più visibili El Corcovado, Pao de Azúcar, Sao Francisco.

La città del morro esprime il profondo vincolo del nero, schiavi, indios, bianchi, mulatti, indigeni, con la natura che andranno a smontare, decostruendo per convivere nella città coloniale, che esclude, capitalista, neoliberale. Vivere nel morro è il grido di resistenza popolare, lì il nero è riuscito a “cavare sangue dalle rape” per costruire i quartieri Mangueiras, Rosiñhas, Cidade de Madre de Deus, Villa Autodromo, Arroio Pavuna, Libertad, Maraviha, Shuva, Passariñho, ecc.

A Rio de Janeiro, godendo degli effetti dell’estate brasiliana, dal 22 al 26 di marzo, centinaia di leaders comunitari, reti sociali, OGNs, accademici e politici, di più di quaranta paesi si sono dati appuntamento per analizzare la situazione che prevale nelle città del pianeta. I compagni del movimento sociale brasiliano sono i responsabili del montaggio dello scenario del Foro Sociale Urbano, nel quartiere di Saudade, per realizzare i laboratori, i diobattiti e i seminari sul futuro delle città. Certo, lo hanno realizzato in maniera precisa catturandoci allo stesso tempo con la loro cultura, cibo,bibite e balli.

Dopo cinque giorni di intensi dibattiti, sommamente caldi al di là del sole forte, si è arrivati alle seguenti conclusioni.

1- Il sistema capitalista ha provocato in questo XXI secolo, una molteplice crisi che ha condizionato i nostri popoli, una crisi che è di tipo economico, ambientale, politica, sociale, di sicurezza, salute, culturale e di civiltà, responsabilità unica dei governi nazionali, delle borghesie, delle burocrazie locali e dei raggruppamenti delle imprese multinazionali, i che, in una forma autoritaria e testarda hanno imposto a tutti i costi il modello neo liberale, sfruttando e spogliando gli esseri umani e la natura, collocandoli sull’orlo del collasso;basta ricordare le grandi piogge di Chalco e Angangeo in Messico, le gravi inondazioni in Europa, il Katrina negli Stati Uniti e ,più recentemente, gli smottamenti e le inondazioni di Rio de Janeiro.

2- Considerando la città come punto di partenza, bisogna tener presente che non è sempre esistita, dato che è iniziata in un determinato momento della marcia sociale e può finire o trasformarsi radicalmente: hanno un inizio e possono avere una fine. La città, un pezzo di ambiente più completo e integrale, che ha permesso sognare, cospirare, amare, trasformare, pregare, cucinare, riposare, riprodursi, giocare, seminare,contiene anche le case, i quartieri, le comunità, la poesia, la musica, le pitture, gli oggetti di uso. Bisogna sottolineare che la città è uno dei prodotti più straordinari che l’umanità abbia creato. Per definizione è multifunzionale, concentra la diversità ed è in permanente costruzione-ricostruzione poiché è un prodotto sociale in un processo di continuo cambiamento.La situazione attuale delle nostre città fornisce il chiaro indizio che le politiche urbane applicate dai governi nazionali hanno fallito. L’esempio più preciso è mostrato dall’estrema povertà che prevale nelle città, segno concreto di disgregazione, esclusione e marginalità nella quale vive la maggior parte della popolazione, oltre che da un ambiente in crescente deterioramento, disoccupazione allarmante, città altamente imprigionate dalle necessità collettive, l’aumento graduale della dipendenza da droga e della violenza urbana, i grande deficit nei servizi pubblici e nell’infrastruttura urbana, ecc.

3- Consideriamo che le città capitaliste, neoliberali, dimostrano che il loro modo di vivere, la cosiddetta esistenza, si riduce ad una carta di credito, cellulare, pedigrì, casa in un appartamento di 50 piani,automobile di ultimo modello, saturazione urbana e veicolare, città grigie e tristi consumate dalla violenza, il narcotraffico e il grande deterioramento ambientale. Il modello capitalista è in crisi, in qualche modo è ferito a morte, poiché ha posto davanti il profitto e la speculazione. Il luogo più evidente della crisi capitalista è costituito dalle città.

4- Di fronte a questa situazione di grande deterioramento nelle città, nascono in tutto il mondo iniziative di organizzazioni sociali, reti di abitanti che eroicamente resistono agli sgomberi, combattono le privatizzazioni e la liberalizzazione del settore abitativo, occupano immobili vuoti e spazi urbani in disuso, difendendo in maniera solidale il diritto alla casa e alla città. Allo stesso tempo costruiscono alternative che prefigurano diversi modelli chiamati a trasformarsi in politiche pubbliche urbane e rurali, per ottenere uno sviluppo umano sostenibile. Molte di queste esperienze sono accompagnate e rafforzate dai governi locali, accademici e professionisti impegnati. In questo modo si dimostra la straordinaria capacità e maturità dei movimenti sociali urbana nell’inserirsi in maniera creativa, solidale ed efficace, nella soluzione delle differenti problematiche urbane e rurali.

5- Comprendere che la ricerca della democrazia economica, sociale, politica, ecologica e culturale che metta fine alla disuguaglianza è la sfida storica dei popoli, dei cittadini e delle comunità, che costruiscono giorno dopo giorno, dato che la piena partecipazione di tutti gli attori sociali risulta l’unica via per ottenere il diritto alla vita e alla città. I leaders comunitari, le reti sociali, le ONG, gli accademici e i politici onesti, si sono accordati per tornare a riunirsi a Dakar, Senegal nel febbraio del 2011, per cercare le strade che permettano di cambiare il paradigma attuale che si vive nelle città e nelle campagne,e passare a un modello di vita e città che riscattino il buon vivere e la via urbana sostenibile, giusta e democratica.

Abitanti del mondo uniti per il diritto alla città!

Riferimenti geografici


Il(la) Traduttore(trice) Volontario(a) per il diritto alla casa senza frontiere dell’IAI che ha collaborato con la traduzione di questo testo è

Agnese Montalbò

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