Piquiá de Baixo, Brasile: la vita di 1.100 persone a rischio
Circa 380 famiglie (1.100 persone) vivono da circa 40 anni a Piquiá de Baixo, Stato di Açailândia, Maranhão, Regione Amazzonica, in Brasile. Da quando l’industria del ferro e dell'acciaio ha fatto il suo ingresso nel 1987, gli abitanti sono stati costretti a subire la presenza di ben cinque fabbriche di ghisa [1] , una ferrovia e altri impianti industriali della Vale [2] , che operano ininterrottamente e molto vicino alle loro case.
L'inquinamento costante, il continuo deterioramento delle risorse idriche e il sistema estremamente precario di igiene urbana hanno un impatto negativo sulle condizioni di vita degli abitanti e sulle loro terre, condizionando i mezzi di sussistenza e aumentando l'insicurezza e la povertà delle comunità colpite, in violazione del loro diritto alla salute e ad un adeguato standard di vita.
Un'indagine condotta da FIDH e dai suoi partner brasiliani Justiça Global e Justiça nos Trilhos nel 2010/2011 ha evidenziato gravi problemi di salute derivanti dalle emissioni di inquinanti da parte degli impianti di ghisa, dei forni a carbone, e di altre strutture industriali. L'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo ha causato/aumentato le malattie respiratorie, degli occhi e della pelle, insieme ad altre affezioni. L'inchiesta ha inoltre rivelato che gli abitanti soffrono la mancanza di servizi sanitari.
Da quando queste industrie si sono stabilite nella regione, i decessi per malattie dell'apparato respiratorio, come i tumori ai polmoni o ad altri organi, sono aumentati notevolmente. Alcuni bambini venuti a contatto con scorie incandescenti sono deceduti. Un'indagine condotta nel 2007 da un illustre biologo brasiliano, Ulisses Brigatto Albino, ha attestato che la coesistenza tra industrie e esseri umani sani in quella zona era irrealizzabile.
Nel 2008 l'associazione degli abitanti ha svolto una consultazione di tutti i residenti. Circa il 95% ha scelto di lottare per il reinsediamento collettivo in un'altra area, libera dall’inquinamento.
La lotta degli abitanti per il loro reinsediamento dura ormai da 4 anni, e continua tutt’oggi. Nonostante alcuni progressi, come la conquista di una nuova terra nel marzo del 2012 e una consulenza tecnica indipendente per progettare il nuovo quartiere in ottobre 2012, mancano ancora molti altri provvedimenti. Nel frattempo, non è stata intrapresa alcuna azione da parte dello Stato per controllare l'inquinamento, fornire precauzioni alternative per i residenti o responsabilizzare le imprese per quanto riguarda i danni causati ai residenti negli ultimi 25 anni.
Il sistema Giudiziario Brasiliano non ha risposto in modo soddisfacente alle cause legali intentate nel 2005 da 21 famiglie, che, ad oggi, non sono ancora terminate. L'assenza di misure di risarcimento e di adeguate garanzie di non ripetizione attesta la violazione del diritto ad un giusto processo e ad un efficace rimedio.
A tutt'oggi, le persone continuano a vivere a Piquiá de Baixo, nelle stesse condizioni. Nello stesso tempo, nuovi progetti industriali sono implementati con vigore nella regione, con i permessi dello Stato Brasiliano, i benefici fiscali e i generosi crediti finanziari della BNDES.
[1] Companhia Siderurgica Vale do Pindaré, Ferro Gusa do Maranhão Ltda. (FERGUMAR), Gusa Nordeste S/A, Siderúrgica do Maranhão S/A (SIMASA) e Viena Siderúrgica S/A. L’intera produzione delle fabbriche di ghisa è esportata, principalmente negli USA.
[2] Vale, la seconda società mineraria più grande del mondo, opera in 38 paesi. La gigantesca compagnia transnazionale estrae minerale di ferro dalle sue giganti miniere di Carajás, nel cuore della Foresta Amazzonica, e provvede alla sua manipolazione e trasformazione in ghisa a Pequiá, in Açailândia. Vale inoltre trasporta con i suoi treni l’intera produzione di ghisa verso i suoi porti in São Luís do Maranhão. Le attività della Vale rappresentano quasi l’82% del totale delle esportazioni di minerali di ferro in Brasile. Le operazioni della Vale comprendono il 15% del totale dell’estrazione di minerali di ferro.
Riferimenti geografici
I(le) Traduttori(trici) Volontari(e) per il diritto alla casa senza frontiere dell’IAI che hanno collaborato con la traduzione di questo testo sono: