Raccomandazioni del Tribunale Internazionale degli Sfratti 2014 - 4ª Sessione (Milano, 9 ottobre 2014)
Il Tribunale Internazionale degli Sfratti (TIE) si è riunito per la sua 4a sessione a Milano il 9 ottobre 2014. Una Giuria composta da quattro esperti in materia di diritto alla casa, provenienti da ambienti accademici, ONG e organizzazioni di attivisti, ha analizzato i dossier di 32 casi di sfratti attuati in 24 città di 11 paesi in Europa, Africa, Asia e America Latina e ha ascoltato le testimonianze di abitanti riguardanti le violazioni del diritto alla casa.
Constatazione
IL TIE ha constatato tre tipi di situazione:
- Quelle in cui gli sfratti si sono già verificati, comportando lo spostamento delle famiglie, lo sfratto, la demolizione delle case, ma anche, in molti casi, la distruzione di interi quartieri, per lo più antichi. Questa situazione costituisce la metà dei casi presentai, cioé16.
- Quelle in cui le procedure di sfratto sono in corso e per le quali lo sfratto è imminente [13 dei 32 casi presentati ].
- Quelle che sono minacciate di sfratto [3 casi], che consistono in una prima lettera di minaccia per affitto non pagato o in un presunto proprietario che minaccia i residenti di un quartiere facendo appello a un titolo acquisito con mezzi disonesti.
Queste tre situazioni determinano richieste, e quindi possibilità di azione e difesa diverse. Quando gli sfratti hanno avuto luogo, le richieste e le testimonianze riguardano le riparazioni, attese da una sentenza che spesso tarda anni ad arrivare, e i risarcimenti, spesso non pagati, nonostante le promesse. Si riferiscono anche agli sfratti successivi alla prima situazione, che rinnovano il calvario di migliaia di famiglie costrette al vagabondaggio e alla precarietà. Gli sfratti successivi al primo di solito non sono conteggiati nelle poche statistiche sugli sfratti. Lo sono dal TIE.
L’analisi degli sfratti in corso evidenzia irregolarità nei procedimenti di sfratto da parte delle autorità pubbliche o di privati. È frequente il mancato rispetto dei quadri giuridici nazionali e del diritto internazionale relativo a un'abitazione adeguata.
Le minacce di sfratto consentono di considerare misure preventive di natura diversa, rispetto alle possibili soluzioni per le prime due situazioni.
La complessità del lavoro del TIE è aumentata in seguito alla varietà dei tipi di sfratti e delle raccomandazioni per ciascuno di essi.
I fatti presentati dai testimoni di questi sfratti rappresentano, a diversi livelli e gradi, violazioni di obblighi giuridici assunti dagli Stati in questione.
Il Tribunale rileva che i casi che ha trattato dimostrano che la negazione, de jure o de facto, del diritto alla casa provoca una serie di conseguenze drammatiche per coloro che ne sono vittime e per i loro cari. Gli sfratti sono la causa di numerose violazioni dei diritti umani in materia di occupazione, istruzione, salute, relazioni sociali e diritti politici.
Questi sfratti quindi non solo violano il diritto alla casa e il diritto ad un adeguato standard di vita (art. 11 PIDESC), ma anche il diritto alla salute e al benessere proprio e della propria famiglia (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).
Raccomandazioni all'attenzione dei Ministri degli Affari sociali dell'Unione europea Vista la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e in particolare l'articolo 25.
Visto il Patto internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e in particolare l'articolo 11;
Visto l’articolo 27 della Convenzione internazionale sui Diritti dell’infanzia;
Visto l'articolo 28 della Convenzione sui Diritti delle persone con disabilità;
Vista la Convenzione europea sui Diritti Umani e in particolare gli articoli 3, 8 e 13;
Visto il protocollo aggiuntivo n. 12 alla Convenzione di salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà fondamentali;
Vista la Carta Sociale Europea riveduta dal Consiglio d’Europa e in particolare gli articoli 30 e 31;
Vista la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e in particolare l’articolo 34.3;
Vista la risoluzione del Parlamento europeo del 16 gennaio 2014 su una strategia dell’Unione europea per i senza-tetto e la risoluzione del 14 settembre 2011 su una strategia dell’Unione europea per i senza-tetto.
Considerando il contesto generale di crisi in cui si trova l'Unione europea e di cui soffrono soprattutto i più poveri. La permanenza delle difficoltà in materia di occupazione che mantengono un gran numero di giovani sotto i 25 anni distanti dal mondo del lavoro e la persistenza di abitazioni in cattive condizioni che coinvolge più di 30 milioni di europei.
Considerando che le risposte ai bisogni e alle aspettative dei più fragili sono di competenza degli Stati in virtù degli impegni sottoscritti.
Considerando che in molti Stati membri dell'Unione europea, gli sfratti senza alternativa abitativa sono aumentati soprattutto a causa del fallimento dei proprietari e del drastico calo dei sussidi per l’alloggio che rappresentavano una sicurezza per gli inquilini.
Considerando che in molti Stati dell'Unione europea le popolazioni migranti sono relegate in strutture (chiamate accampamenti o baraccopoli), a volte utilizzate a fini abitativi, che sono oggetto di sfratti quasi sistematici accompagnati dalla distruzione di beni o addirittura da atti di violenza, e per lo più senza soluzione.
Considerando che le minoranze, in particolare i Rom, sono spesso vittime di sfratti che presentano un carattere chiaramente discriminatorio.
Considerando che è molto più costoso per gli Stati mettere in campo strutture ricettive - che consentono difficilmente agli occupanti di vivere in modo dignitoso – piuttosto che prevenire gli sfratti o pagare tutto o in parte il canone di locazione. La prevenzione degli sfratti è illegale, un approccio meno oneroso per trovare soluzioni permanenti e soddisfacenti a lungo termine (ritorno al lavoro, accesso all’istruzione, coesione familiare).
Considerando che la perdita di una casa per una persona o una famiglia in difficoltà spesso segna l'inizio di un lungo peregrinare, da strutture ricettive ad alloggi provvisori, passando per soggiorni in hotel, presso amici o in strada. Quando si perde la casa a causa di uno sfratto, un ritorno ad un alloggio "tradizionale" è difficile o addirittura raro senza un ritorno al lavoro. Tutte queste soluzioni di alloggi transitori sono estremamente costose, poco efficaci in termini di ritorno a un alloggio permanente e distruttive per i loro occupanti. Non riescono a soddisfare le condizioni indispensabili all'esistenza di una vera e propria abitazione, come definito nella classificazione europea ETHOS: uno spazio fisico, uno spazio sociale (compreso il suo legame diretto con il lavoro) e uno spazio garantito dal Diritto.
Considerando l'urgenza di pensare ad altri modi di fare e di investire le risorse avendo come riferimento i diritti umani e non i vincoli di bilancio del fiscal compact. Esperimenti interessanti e progetti pilota sono stati condotti in tutta Europa, i risultati di un approccio in termini di edilizia permanente adattata alle realtà locali ("Housing First" o “la casa prima di tutto”) sono molto positivi.
Chiediamo ai Ministri degli Affari Sociali degli Stati membri dell'Unione europea, riuniti a Milano il 9 e 10 ottobre 2014, di includere queste preoccupazioni nel loro programma di lavoro, per dare al diritto alla casa il posto che merita di riacquistare nelle politiche di coesione sociale.
Per lottare contro l’aumento degli sfratti in seguito all’indebitamento dei proprietari
- Istituire una commissione per riflettere sul riscatto di tali alloggi da parte di società di edilizia popolare in modo da consentire la continuità della locazione e calibrare i crediti.
- Istituire una commissione per riflettere sulle possibilità giuridiche degli Stati / Regioni /Città di "avere un diritto di prelazione" sugli alloggi i cui inquilini hanno ricevuto uno sfratto per vendita, al fine di trasformarli in case popolari.
Per lottare contro l’aumento degli sfratti a causa della perdita di potere d’acquisto
- Attuare una moratoria europea sugli sfratti, con un’assunzione da parte dello Stato del dovere di indennizzare i proprietari già in difficoltà. Tale moratoria dovrebbe essere istituita nella prospettiva di una direttiva europea che renda effettiva l’assegnazione di un nuovo alloggio adeguato e dignitoso prima di qualsiasi sfratto.
- Negli Stati coinvolti nella “restituzione” di vecchie proprietà espropriate: attuare rigorosamente le raccomandazioni del Comitato europeo sui diritti sociali formulati nel Reclamo Collettivo 53 /2008, FEANTSA c/Slovenia sul Diritto degli inquilini delle case restituite.
Per lottare contro gli sgomberi senza soluzione delle baraccopoli:
- Subordinare ogni intervento pubblico a una vera e propria diagnosi sociale per l’attuazione di soluzioni adeguate e dignitose.
- Applicare i mezzi di una valutazione dei danni subiti con la costituzione di comitati ad hoc.
Per lottare contro l’aumento dei senza-tetto e contro “l’alloggio precario permanente”
Incoraggiare gli Stati a trovare soluzioni per aumentare l'offerta di abitazioni a prezzi accessibili.
- Elaborare una strategia europea di lotta contro il fenomeno dei senza-tetto come raccomandato dalle risoluzioni del Parlamento europeo.
- Affinché svolgano un ruolo effettivo in tema di occupazione e riduzione della povertà, rendere obbligatorio l’inserimento delle possibilità di ricorso ai fondi strutturali per iniziative a favore delle popolazioni più svantaggiate (OT 9) negli accordi di partenariato con gli stati e nei programmi operativi delle Regioni.
Per lottare contro le conseguenze dalla crisi dell’Unione europea sulle cattive condizioni abitative
- Incoraggiare l'offerta di case popolari a prezzi accessibili attraverso l'utilizzo dei fondi strutturali ed escludendo gli investimenti pubblici nel settore dai vincoli di bilancio del "fiscal compact";
- Lo Stato deve assicurarsi che le "restituzioni" ai vecchi proprietari destituiti durante il periodo sovietico siano svolte rispettando rigorosamente e innanzitutto il principio di assegnazione di un alloggio alternativo equivalente, soprattutto in termini abitativi, di affitto, di vicinanza e che consenta di mantenere gli stessi legami sociali ed economici.
Dispositivo
Per concludere, il Tribunale invita tutte le parti interessate, in particolare gli Stati membri dell'Unione europea, le organizzazioni nazionali e internazionali, le associazioni e le reti di abitanti, ad applicare senza indugio le raccomandazioni.
Chiede anche alle organizzazioni che hanno presentato i casi discussi durante questa sessione a presentare un rapporto di monitoraggio in vista della quinta sessione del Tribunale (ottobre 2015).
Membri della Giuria
- André Gachet, consulente tecnico all'ALPIL, amministratore delegato all'Europa per la FAPIL, Vice-presidente FEANTSA, amministratore locale a Lione e nella Metropoli di Lione, Francia
- Bruno Fortunato, avvocato difensore degli sfrattati, Unione Inquilini, Milano, Italia
- Cesare Ottolini, coordinatore globale dell'Alleanza Internazionale degli Abitanti, ex membro del Comitato consultivo di UN-Habitat sugli sfratti forzosi
- Yves Cabannes, professore all’Università di Londra DPU, ex presidente del Comitato consultivo di UN-Habitat sugli sfratti forzosi, Regno Unito
Fatto a Milano, il 9 ottobre 2014
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