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Campagna Sfratti Zero

Pom Mahakan, una comunità locale ben amministrata e armoniosa sotto assedio nel cuore della vecchia Bangkok

Pom Mahakan, una comunità di circa 300 persone nel cuore della vecchia Bangkok, da più di 25 anni subisce ripetute minacce di sfratto forzato in nome di un progetto di cosiddetto “abbellimento” che viola i diritti umani della comunità, specialmente quanto previsto dall’art. 11 del PIDESC (di cui la Tailandia è firmataria). Le autorità cittadine non hanno mostrato alcuna volontà, neppure di prendere in considerazione i diversi progetti, altamente costruttivi, di condivisione della terra, che sono stati proposti; hanno diffamato la comunità e hanno offerto soltanto dei compensi inadeguati.

Praticamente sotto assedio per tutto questo tempo, la comunità ha nondimeno dimostrato una tale resilienza che, nel 2004, l'allora Governatore di Bangkok, Apirak Kosayodhin, insieme ad una università di prim’ordine (Silpakom), ha firmato l'approvazione di un progetto di condivisione della terra che avrebbe conferito alla comunità la responsabilità di mantenere il sito come collezione storica di case in legno adiacenti al muro cittadino originario. A causa dell’intransigenza di burocrati cittadini e altri, questo piano è stato annullato e ora la comunità si trova di nuovo sotto la minaccia di uno sfratto forzato immediato e totale, che annullerà la vivace vita sociale e le attività culturali in favore di un prato per la maggior parte vuoto e di alcuni decori monumentali formali.

Nonostante le dichiarazioni che ufficialmente sostengono il contrario, esistono strumenti legali che possono impedire un così catastrofico atto di distruzione. Ci sono diverse ragioni a sostegno di una strada legalmente accettabile per evitare lo sfratto: l’enormità dei problemi sociali che lo sfratto e la dispersione della comunità genererebbero, l’abbandono del sito che (in base all'evidenza della parte già controllata dalle autorità di Bangkok) probabilmente continuerebbe e si intensificherebbe se dovesse ricadere interamente sotto la giurisdizione ufficiale, il pericolo che il sito potrebbe diventare il paradiso degli spacciatori (per la sua posizione tra il muro della città vecchia e un canale che offre veloce accesso e uscita) e, in contrasto drammatico con queste carenze passate e anticipate, la notevole resilienza e capacità di autogestione che la comunità ha continuamente mostrato in condizioni di estrema difficoltà.

La comunità è davvero una risorsa umana molto speciale che le autorità tailandesi dovrebbero presentare al mondo come un esempio di autorganizzazione e attività culturale comunitaria, specialmente alla luce del successo nell’eliminare l’abuso di droga tra i suoi membri, nello sviluppare una molteplicità di attività culturali e nel produrre una nuova conoscenza sul sito storico dove è situata.

Lo sfratto porterebbe ad una distruzione culturale e sociale irreparabile. Una comunità locale ben gestita e armoniosa cesserebbe di esistere, con i suoi membri inadeguatamente compensati per essere stati sradicati e alloggiati in condizioni avverse al mantenimento della vita comunitaria; e i bei esempi di architettura locale del sito sarebbero distrutti o presentati senza il contesto sociale e culturale che gli conferisce significato.

Salvare questa comunità, invece, sarebbe di beneficio durevole, non soltanto per i suoi membri, ma per l’intera nazione tailandese e per il mondo.

Riferimenti geografici


Il(la) Traduttore(trice) Volontario(a) per il diritto alla casa senza frontiere dell’IAI che ha collaborato con la traduzione di questo testo è

Sabrina Bruna

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